La guerra vista da Arturo Pérez-Reverte

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Il peccato dell’Occidente? Aver dimenticato che l’uomo è un animale pericoloso che risolve i problemi con la violenza, mettendo in atto la legge del più forte. La guerra fa parte della nostra natura selvaggia, chi dice il contrario sta mentendo
Nationalism and religious fanaticism by Dall-E 3

Davvero la guerra è una condizione normale?
«Assolutamente. La guerra in Ucraina è una costante che fa parte della storia dell’umanità ma a furia di non leggere libri e non comprare più giornali, stiamo perdendo la capacità di interpretare il presente alla luce del passato. E sa cosa succede non leggendo più? Diventiamo orfani culturali e così facendo arrivano Putin, Trump e gli ayatollah».

Cosa significa per lei, la guerra?
«L’uomo è un figlio di puttana molto pericoloso. Avevo 22 anni la prima volta che sono stato al fronte, la guerra è stata una scuoladi lucidità fondamentale perché combattendo l’uomo dimostra la sua natura».

Ma oggi qual è la più grande minaccia?
«I nazionalismi e i fanatismi religiosi, senza dubbio. L’odio dei fanatici è il veleno mortale da cui dobbiamo guardarci, quel pericoloso miscuglio fra dogma e autoritarismo. E temo che anche da questo punto di vista, l’umanità non abbia imparato proprio nulla».

Ma in questo contesto mondiale, la letteratura ha un valore o è solo un mezzo di conforto?
«Non scherziamo, la letteratura è fondamentale. È un analgesico contro il dolore. Certo, non può cancellarlo ma ci aiuta capirlo. I libri sono necessari anche perché ci permettono di abbracciare la sofferenza, e superarla».

E che destino attende i libri?
«I libri scompariranno. Ma avremo sempre bisogno di storie da raccontarci come quando eravamo seduti attorno ad un fuoco, solo che adesso è il turno delle serie tv e dei videogame. Però i grandi libri non moriranno mai».

[L’uomo è fatto per la guerra, intervista di Francesco Musolino allo scrittore Arturo Pérez-Reverte, La Stampa del 18 marzo 2024]

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